LINGUAGGIO DEL CORPO

4° Lezione di 6 Tutte Gratuite

Quando si affronta questo argomento è fondamentale tener presente che parlare di ‘linguaggio del corpo’ non significa parlare di un’unica disciplina: si tratta, invece, di una disciplina costituita da diverse sezioni.

Dal punto di vista storico, fu la fisiognomica la prima scienza attraverso la quale l’essere umano cercò di interpretare i lati nascosti profondi del proprio interlocutore, a partire da un qualche aspetto esteriore.

Essa fu la prima ‘molla’ in grado di spingere i diversi ricercatori verso lo studio di ciò che è il mondo verbale e non verbale, con l’obiettivo di conoscere il proprio interlocutore, fino a poco tempo prima conosciuto.

La Fisiognomica

Parlare di fisiognomica oggigiorno significa parlare di una disciplina considerata ormai obsoleta: si tratta di ‘una disciplina pseudoscientifica che pretende di dedurre i caratteri psicologici e morali di una persona dal suo aspetto fisico, soprattutto dai lineamenti e dalle espressioni del volto.

Il termine deriva dalle parole greche physis (natura) e gnosis (conoscenza). Fin dal XVI secolo questa disciplina godette di una certa considerazione tanto da essere insegnata nelle università.’ (da Wikipedia.it)

‘Gli studi dei fisiognomica si sono spinti a considerare la forma del viso, del cranio, delle orecchie, del naso , della bocca del mento e della mandibola. In linea generale, mentre le linee curve parlano di sensibilità e fantasia, gli spigoli sono indice di razionalità, energia e tenacia. Per quanto riguarda la forma del volto si distinguono sei categorie formali differenti i cui significati vanno sempre attentamente calibrati con quelli che derivano dall’analisi della bocca, del naso..ecc
(da ‘Il linguaggio del corpo svela tutto’ A.Luce).

Manzoni e la Fisiognomica

Anche Manzoni ne ‘I promessi sposi’ si è avvalso di concetti derivanti dalla fisiognomica: Renzo nell’episodio de ‘L’assalto al forno delle grucce’ (cap XVI) , per selezionare a quale tra i passanti chiedere un’informazione attua queste riflessioni: ha un viso da ‘cicalone curioso’, quindi non mi fido’, ‘ha gli occhi fissi ed il labbro in fuori’, sembra conoscere a malapena la via che deve percorrere egli stesso, e’ ‘un ragazzotto’.. non vorrei che anziché mandarmi al convento dei frati mi inviasse a quello delle suore’..

‘Quando gli parve d’essersi allontanato abbastanza, rallentò il passo, per non dar sospetto; e cominciò a guardare in qua e in là, per isceglier la persona a cui far la sua domanda, una faccia che ispirasse confidenza. Ma anche qui c’era dell’imbroglio. La domanda per sé era sospetta; il tempo stringeva; i birri, appena liberati da quel piccolo intoppo, dovevan senza dubbio essersi rimessi in traccia del loro fuggitivo; la voce di quella fuga poteva essere arrivata fin là; e in tali strette, Renzo dovette fare forse dieci giudizi fisionomici, prima di trovar la figura che gli paresse a proposito. Quel grassotto, che stava ritto sulla soglia della sua bottega, a gambe larghe, con le mani di dietro, con la pancia in fuori, col mento in aria, dal quale pendeva una gran pappagorgia, e che, non avendo altro che fare, andava alternativamente sollevando sulla punta de’ piedi la sua massa tremolante, e lasciandola ricadere sui calcagni, aveva un viso di cicalone curioso, che, in vece di dar delle risposte, avrebbe fatto delle interrogazioni. Quell’altro che veniva innanzi, con gli occhi fissi, e col labbro in fuori, non che insegnar presto e bene la strada a un altro, appena pareva conoscer la sua. Quel ragazzotto, che, a dire il vero, mostrava d’esser molto sveglio, mostrava però d’essere anche più malizioso; e probabilmente avrebbe avuto un gusto matto a far andare un povero contadino dalla parte opposta a quella che desiderava. Tant’è vero che all’uomo impicciato, quasi ogni cosa è un nuovo impiccio! Visto finalmente uno che veniva in fretta, pensò che questo, avendo probabilmente qualche affare pressante, gli risponderebbe subito, senz’altre chiacchiere; e sentendolo parlar da sé, giudicò che dovesse essere un uomo sincero. Gli s’accostò, e disse: – di grazia, quel signore, da che parte si va per andare a Bergamo?’ da ‘I promessi sposi’, A.Manzoni

Tratti fisici come rappresentazione del carattere

Se fare riferimento alla fisiognomica risulta quindi anacronistico, vi sono però alcuni tratti fisici che possono essere considerati quale rappresentazione di alcuni tratti caratteriali. La presenza di solchi sulla fronte, ad esempio, è indice del fatto che l’individuo in questione si è molto sacrificato ed ha affrontato diversi problemi nell’arco della vita. . come se ogni solco rappresentasse una sorta di ‘somatizzazione’ di un problema o di un sacrificio.

In conclusione, se risulta doveroso citare la fisiognomica quale disciplina ‘madre’ del linguaggio del corpo, è bene tener presente che attualmente il suo valore risulta essere prettamente storico, in quanto i concetti da essa espressi sono da considerarsi anacronistici.

Alexander Lowen

(New York23 dicembre 1910 – New Canaan28 ottobre 2008psicoterapeutamedico e psichiatra statunitense, va sicuramente attribuito il merito di aver dato un ordine a tutte quelle intuizioni e ricerche che, in precedenza, attenti osservatori avevano prodotto in riferimento al comportamento umano: le braccia conserte come espressione di chiusura, il guardare in basso come espressione di imbarazzo o tristezza, la famosa ‘postura del pensatore’ in cui le mani sono appoggiate in un dato modo sul volto e l’individuo guarda in alto, immerso nel proprio processo immaginativo.

‘Paziente e allievo di Wilhelm Reich, da lui conosciuto negli anni quaranta, Alexander Lowen è considerato il principale continuatore del suo approccio psicocorporeo. Negli anni cinquanta, dopo essersi laureato in medicina a Ginevra, in Svizzera, ha messo a punto, inizialmente insieme a John Pierrakos, un particolare approccio noto come Analisi bioenergetica e nel 1956 ha fondato a New York l’International Institute for Bioenergetic Analysis, di cui è stato direttore per quarant’anni.
L’insieme delle sue teorie e pratiche si è diffuso in tutto il mondo fin dagli anni settanta ed è molto noto anche in Italia, dove esistono diverse scuole che si rifanno alle sue teorie.

La bioenergetica, che può essere definita un modo di comprendere la personalità in termini energetici, associa il lavoro sul corpo a quello sulla mente per aiutare le persone a risolvere i propri problemi esistenziali e relazionali e a realizzare al meglio le proprie capacità di provare piacere e gioia di vivere. Oltre all’ambito analitico, la bioenergetica viene utilizzata come disciplina efficace, con gli esercizi bioenergetici, per intervenire sulle tensioni muscolari e sullo stress, in funzione di un proprio maggior benessere generale.

Lowen ha esercitato come psicoterapeuta a New York e a New Canaan nel Connecticut, dove è sempre vissuto, sino a un anno prima della sua morte. È autore di numerose pubblicazioni, tradotte in decine di lingue)
(Da Wikipedia.it)

Linguaggio del corpo e PNL

Nella PNL (Programmazione Neuro Linguistica) corpo, mente ed emozioni sono legate per mezzo della fisiologia.
La PNL ha, quindi, messo in evidenza come un individuo che sia fondamentalmente triste (ma che verbalmente non esprime la propria tristezza) ne lascerà trasparire attraverso il linguaggio non verbale l’87%.

La PNL ha sicuramente messo in evidenza due aspetti del linguaggio del corpo:

Fisiologia

Gli stati d’animo positivi e negativi sono espressi attraverso il linguaggio del corpo, scavalcando di gran lunga ciò che viene espresso attraverso il linguaggio verbale:

‘Ci comunica molte più cose lo stato d’animo espresso attraverso la fisiologia rispetto a ciò che viene detto verbalmente’.

Un esempio di ciò potrebbe essere preso in prestito dall’ambito del telemarketing: se una persona sorride al telefono, anche se il sorriso non è percepito visibilmente dall’interlocutore (in quanto la comunicazione avviene attraverso la linea telefonica), evoca in chi sta interagendo con lei una sensazione gradevole.
Lavorare con un atteggiamento positivo fa si che il corpo si sintonizzi su tale positività ed agevola l’interazione con l’altro.

Gradevolezza

Un secondo aspetto della PNL, invece, pone in evidenza come per poter risultare gradevoli al nostro interlocutore sia necessario ‘sintonizzarsi’ su di lui, per creare un ‘rapport comunicativo’ a lui simile, copiando i medesimi ‘livelli espressivi globali’ della comunicazione (come il tono della voce, che può essere alto o basso, o la velocità dell’eloquio).

Ad esempio la persona che parla lentamente ed in modo flemmatico, non gradirà se ci rivolgiamo a lei in modo veloce e con tono più alto: tale approccio comunicativo le risulterà non sufficientemente comprensibile.
Può accadere, infatti, che le persone a volte chiedano ‘Puoi parlare più lentamente, non riesco a seguirti’.

Per rendere più immediata la comprensione di tale concetto possiamo fare riferimento alle radio dell’era ‘pre-digitale’: per ascoltare una data frequenza si rendeva necessaria la sintonizzazione manuale della stazione prescelta, di solito preceduta e seguita da lunghi segnali d’interferenza, tramite una manopola. Se trasponiamo il nostro esempio alle frequenze del dialogo, risulterà evidente come per essere compresi dal nostro interlocutore sia necessaria una sorta di ‘sintonizzazione’: se il nostro tono di voce, al contrario, risulta troppo alto o troppo basso la nostra capacità comunicativa sarà equiparabile a quella di una frequenza disturbata da un segnale di interferenza.

Linguaggio del corpo, PNL ed enfasi

La PNL si è, inoltre, occupata di attribuire la giusta importanza all’enfasi che viene posta nel trasmettere i messaggi verbali. Ciò che differenzia un bravo ed un cattivo attore non è da ricercare nei versi scritti da Shakespeare, ma nel come essi prendono corpo nell’ emozionare l’interlocutore. Questo concetto viene in genere applicato al public speaking, con l’obiettivo di trasmettere all’interlocutore nel migliore dei modi e con la massima enfasi, l’emozione legata a ciò di cui si sta parlando.

Linguaggio del corpo dinamico

Una delle applicazioni del linguaggio del corpo di maggiore successo è il suo utilizzo quale ‘macchina della verità’, rispetto a ciò che l’interlocutore sta dicendo o ciò che sta ascoltando.
Poniamo l’esempio del tenere le braccia conserte: se nel linguaggio del corpo classico è indice dell’essere chiusi alla comunicazione o all’interlocutore, nel linguaggio del corpo dinamico il corpo è, invece, valutato quale feedback di uno stimolo-risposta.

Poniamo l’esempio di una persona che incrocia il nostro sguardo e di riflesso si tocca i capelli.. ecco che allo stimolo (lo sguardo) succede la risposta dell’accarezzarsi i capelli, chiaro segnale che il nostro interlocutore prova una sensazione di gradevolezza nei nostri confronti.
S e alla domanda ‘Come va tuo figlio a scuola?’ il mio amico tocca il proprio naso.. attraverso il linguaggio del corpo mi sta comunicando una chiusura nei confronti di tale argomento e non ad esempio verso di me, verso l’ambiente, o in generale. Anche in questo caso allo stimolo (la domanda) segue la risposta (il mio amico tocca il proprio naso) comunicandomi che non intende affrontare tale argomento.

Attraverso il linguaggio del corpo dinamico si possono, quindi, cogliere questi aspetti sia inconsci che razionali del proprio interlocutore.
La differenza non si situa soltanto nel gesto stesso di apertura o chiusura, ma fa riferimento a quando esso viene compiuto, e soprattutto a quale argomento esso sia riferito.
L’interpretazione del gesto rappresenterà, dunque, la relazione stimolo-risposta:
Ciò incarna la differenza tra linguaggio del corpo statico e dinamico.

Espressioni universali di Paul Ekman

P aul Ekman ( nato a Washington D.C15 febbraio 1934psicologo ed antropologo statunitense. ‘È divenuto, grazie alle sue ricerche scientifiche, un pioniere nel riconoscere le emozioni e le espressioni facciali, è considerato uno dei 100 psicologi più importanti del ventesimo secolo ed è valso a Ekman l’ingresso nella lista (apparsa sul Times Magazine l’11 maggio del 2009) delle 100 persone più influenti del mondo’ (da Wikipedia.it).

P aul Ekman ha innanzitutto posto in evidenza come vi siano espressioni universali, in grado di prescindere dal grado culturale dell’individuo: il presidente degli Stati Uniti, ad esempio, ed il capo di una tribù africana esprimeranno allo stesso modo il proprio disagio derivante da un’emozione quale la vergogna. L’ex presidente Americano Bill Clinton interrogato a proposito del Sexgate, ad esempio, ed un capotribù di un villaggio africano intento a giustificare agli occhi degli abitanti del villaggio il comportamento scorretto del figlio, incarneranno la medesima ‘maschera’ espressiva della vergogna. (immagine repubblica.it)
Egli si occupato, quindi, delle emozioni di base, evidenziando come siano espresse con le medesime modalità dall’uomo preistorico come dall’uomo evoluto, da coloro che sono atei, cristiani o musulmani.. prescindendo da cultura, religione ed epoca storica.

Paul Ekman può, quindi, essere considerato quale elemento di congiunzione tra il linguaggio del corpo e la neonata branca del linguaggio della menzogna.

Egli ha postulato, inoltre, che le incongruenze gestuali siano in grado di esplicitare, in un corpo simmetrico, una congruenza (che egli considera una rappresentazione della verità).
Se ad esempio alla domanda ‘Hai mangiato bene nel tal ristorante?’ alzo entrambe le spalle conferisco congruenza al corpo, poiché congruente è il pensiero. Se,al contrario, ne alzo una soltanto, sto esprimendo incongruenza tra ciò che dico e ciò che sto realmente pensando.
Un ulteriore esempio può essere preso in prestito dall’ambito televisivo: in genere quando è presente congruenza tendo a muovere le mani con la stessa velocità delle parole che sto pronunciando. Se qualcuno, al contrario, esprime incongruenza lo farà mostrando un’asimmetricità tra la velocità con cui gesticola con le mani e la velocità dell’eloquio.
Un caso paradigmatico è quello della nota difesa del presidente americano Bill Clinton, accusato nell’ambito del sexgate. Egli affermava pubblicamente di non aver tradito la moglie, utilizzando un eloquio molto veloce accompagnato, però, da movimenti molto lenti delle mani: la mancanza di sincronicità viene qui interpretata come elemento di menzogna.

Vi è un altro grande autore che si è occupato di linguaggio della menzogna, dedicando buona parte dei propri studi alla raccolta di informazioni su come sia meglio porre le domande per comprendere se l’interlocutore stia mentendo oppure no.
Per scoprire se un l’individuo che ho di fronte sta mentendo posso, ad esempio, chiedergli di raccontare la propria versione dell’accaduto al contrario cioè in ordine inverso di tempo: se è presente un ricordo reale egli si esprimerà in modo fluido, se al contrario egli sta mentendo si incepperà o rivolgerà lo sguardo verso l’alto.

‘Paul Ekman, è nato a Washington nel 1934 ed è cresciuto in NewarkNew JerseyWashingtonOregon e California del Sud. Paul Ekman è stato uno studente presso la University of Chicago e New York University. Nel 1958 ha conseguito il dottorato in psicologia clinica presso Adelphi University dopo aver praticato un anno di tirocinio nel Langley Porter Neuropsychiatric Institute. Ha ricevuto un Scientist Research Award dal National Institute of Mental Health (NIMH), nel 1971, che venne rinnovato nel 1976, 1981, 1987, 1991 e 1997. Per oltre 40 anni, il NIMH ha sostenuto la sua ricerca attraverso borse di studio, finanziamenti e premi. Nel 2001, Ekman ha collaborato con John Cleese nel girare un documentario per la BBC. Si ritirò in seguito nel 2004 come professore di psicologia, lavorava al Dipartimento di Psichiatria presso la University of California. Dal 1960 al 2004 ha lavorato presso il Langley Porter Psychiatric Institute.’
(Da wikipedia.it)

Alla prossima lezione …

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